Ecco chiuso un altro capitolo, prima di quanto io credessi.
Il mio è stato un percorso intenso, fatto di lunghe coccole e disastrose nottate, ma non ho mai rinunciato a questo.
Parlo dell’allattamento.
Non sono qui per parlare di allattamento al seno o meno, non sono qui per dare esempio e ne voglio esserlo. Per qualcuno sarà addirittura sbagliato aver staccato così, per altri sarà stato eccessivo aver continuato fino a qui. Dipende tutto da quale punto di vista vien vissuta la cosa. Ho sperato di poter nutrire mio figlio al seno, ancor prima di averlo tra le braccia. Ho sognato di essere in attesa quando la mia era solo una speranza riposta nel mio cuore e custodita dentro di me, ma non sapevo ancora che lui già c’era. Sognai che mia nonna mi passava un bambino che piangeva ed io con amore infinito, sguardo tenero, cuore vibrante, lo accoglievo tra le mie braccia e lo nutrivo al mio seno. Pensavo che il mio restasse un sogno, avendo subito interventi al seno per dei problemi di salute. Eppure, quando ho partorito, nonostante la ferita, nonostante la stanchezza, nonostante le flebo, ho preso quel fagottino di tre kili e mezzo e l’ho nutrito di me. Ero impacciata, stranita, a tratti anche imbarazzata per la mia goffaggine, ma l’ho nutrito, mentre il suo sguardo socchiuso si incrociava con il mio. Ho lottato contro l’ignoranza e l’invadenza della gente, mi son spogliata del mio imbarazzo e portato avanti con orgoglio questo rapporto fatto di latte e coccole. Ho visto il mio seno cambiare, vestiti macchiarsi se non allattavo in tempo, ho avuto una fame eccessiva, e visto la bilancia salire, ma io ero felice. Poi ho dovuto cedere, lo scorso mese, all’aggiunta di latte. Ho ceduto per stanchezza, per l’insonnia, per nervoso. Ero stremata dal fatto che sembrava essere l’unica soluzione, e quando sei stremata sembra che tutto ti rema contro. Sapevo che questo avrebbe creato una rottura in questo rapporto unico.
Ma non ho mai smesso, se fosse anche solo stato per consolazione, di attaccarlo a me, mentre con una mano gli accarezzavo la fronte e gli canticchiavo la ninna nanna. Eppure ora ho dovuto fare una cura abbastanza pesante, non tutto è compatibile con l’allattamento. Ho rimandato per giorni questa cura per non arrivare a questo. Ma poi ho dovuto cedere.
E son sincera, mentre una lacrima mi riga il viso, dico che mi dispiace. Avrei voluto averlo ancora tutto per me. Ancora per un po’. Avrei voluto che fosse tutto più naturale, tutto meno forzato. Ho chiuso con te un capitolo che non tornerà. Ma che mi ha arricchita tanto.

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